Giocare pochi giorni dopo la morte del proprio fisioterapista, Graziano Fiorita. È ciò che è toccato al Lecce, costretto a scendere in campo al Gewiss Stadium contro l’Atalanta nonostante lo sgomento e il dolore. Un punto prezioso in chiave salvezza, ma che lascia strascichi fuori dal campo. Le modalità con cui si è arrivati alla disputa del match non sono piaciute a Lele Adani, che a “Viva el Fútbol” ha criticato duramente la Lega Serie A.
“Io credo che nel nostro calcio non ci siano morti di Serie A e morti di Serie B e l’occasione per dimostrarlo te la dà la vita e saper prendere delle scelte che possano rispettare la vita anche quando se ne va - le parole dell’ex calciatore e attuale opinionista televisivo. Quello che secondo me abbiamo visto, per l’ennesima volta, quindi io parlo come ragazzo ed ex professionista che ha fatto parte della Lega Calcio, perché la Lega Calcio di Serie A rappresenta anche i calciatori, secondo me i calciatori. Di quelli che ci sono stati, ci sono e quelli che verranno”.
Adani ha sottolineato come la Lega non dovrebbe rappresentare solo chi decide: “La Lega non è dunque ‘solo di chi governa o di chi ha il potere per scegliere. Io come calciatore che potevo far parte dello spogliatoio del Lecce voglio esprimere tutta la mia solidarietà, il mio rispetto, e star vicino alla famiglia di Graziano, quella dentro le quattro mura ma soprattutto la famiglia del Lecce”.
Secondo l’ex difensore, perdere una figura così importante all’interno di un gruppo di lavoro colpisce tutto lo spogliatoio, non solo chi scende in campo: “Perché chi ha giocato a calcio, e voi avete giocato insieme a me, sapete come il fratello, il compagno, l’alleato, chi insieme a noi condivide un percorso non è solo quello che mette le scarpe coi tacchetti e spesso le persone indispensabili dello spogliatoio sono i fisioterapisti, i magazzinieri, i massaggiatori, i cuochi, i nutrizionisti, gli addetti stampa e tutte queste persone che formano la famiglia” ha aggiunto.
“Il Lecce si è alzato una mattina e non ha trovato più un suo fratello, allora perché non si riesce a mettersi nei panni di un gruppo che perde un fratello e gli viene imposto di giocare 48 ore dopo, quindi la domenica sera, davanti allo sgomento, l’indignazione, il dolore, calpestando i diritti, non rispettando la sofferenza e non dando la possibilità al Lecce stesso, eventualmente concordato con l’Atalanta, di trovare una soluzione in modo che questa squadra poteva tornare a casa - ha tuonato ancora Adani. Si potevano fare gli accertamenti, si poteva rispettare la famiglia, si poteva fare il funerale e scegliere un momento nel rispetto di quello che è accaduto. No, la Lega Serie A ha imposto la partita intimidendo il Lecce di uno 0-3 a tavolino, di un -1 di penalizzazione. Allora io devo riportare delle valutazioni, perché è stato detto che come uomini si esprime la vicinanza, però poi la Lega sente il dovere di spiegare le ragioni di una scelta che probabilmente sarebbe stata inopportuna, quella di rispettare e rinviare”.
Chiusura durissima sul possibile spostamento del match a mercoledì 30, che avrebbe avuto conseguenze a catena sul calendario: “Io vi dico chi l’ha detto questa cosa qua - ha concluso Adani. Sapete perché non è stata fatta giocare mercoledì 30? Ve lo dico io il perché. Perché così non si sarebbero tutelate le grandi, perché se Lecce-Atalanta si gioca mercoledì si presuppone che il Lecce contro Napoli al sabato sia stanco, quindi si poteva lamentare l’Inter. Che se Lecce gioca stanco contro il Napoli l’Inter si sarebbe sentita penalizzata. La verità è che in questa scelta sono state tutelate le grandi squadre, la Lega non ha rispettato il Lecce, impedendogli eventualmente di giocare mercoledì, e per questo hanno intimato la penalizzazione se non giocavano dopo due giorni”.
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