Difficile pensare che chi era allo stadio stasera si ricorderà di quello che è successo sul campo. Più probabile, invece, che nella sua mente possa restare quanto accaduto fuori, sugli spalti di un Gewiss Stadium quasi esaurito, ma avvolto in un clima irreale. Il settore ospiti deserto, con un fiocco nero in segno di lutto e una sola scritta: "Graziano".

Le due curve di casa silenziose, con la Sud che per tutti i novanta minuti ha scelto di non cantare e di esporre un solo striscione, che a Bergamo è di quelli noti: "La morte è uguale per tutti". Da Celestino Colombi fino a Graziano Fiorita, storie diverse, stesso principio. La Nord, invece, ha iniziato senza voce e senza striscioni. Un silenzio rotto inizialmente soltanto da cori contro la Lega Calcio. Poi, poco dopo il quarto d'ora, un fitto lancio di fumogeni, con il gioco interrotto per alcuni minuti e uno striscione, altrettanto eloquente: "Lega Calcio: vergogna". Infine, il sostegno alla squadra.

Ma è dopo il triplice fischio che Bergamo ha confermato, ancora una volta, la sua posizione e la sua natura. Il Lecce, che già era stato accolto dagli applausi del pubblico assiepato nei pressi della rampa di arrivo dei bus delle squadre, è stato salutato da un lungo e caloroso applauso. La squadra giallorossa, a sua volta, ha risposto applaudendo la Nord, in un abbraccio a distanza tanto sentito quanto commosso. Niente retorica, ma la cruda realtà: c'è il pallone, certo, ma c'è anche e soprattutto la vita. E ogni tanto è giusto che il calcio passi in secondo piano, come accaduto questa sera al Gewiss Stadium.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 28 aprile 2025 alle 00:00
Autore: Gianluca Pirovano
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