Percassi: «Dopo il Liverpool non ho dormito, mi chiedevo se fosse vero»

Il presidente dell'Atalanta Antonio Percassi ha concesso una lunga intervista a L'Eco di Bergamo nella quale ha parlato delle sue emozioni dopo la qualificazione alle semifinali di Europa League ottenuta contro il Liverpool. Una serata, quella del Gewiss, che il presidente ha catalogato come il giorno più bello da quando è alla guida della società

Percassi a L'Eco: «Non ho dormito dopo il Liverpool»

Il presidente ha confessato di non aver dormito dopo la partita con il Liverpool: «La mia nottata? Un disastro, ogni quarto d’ora mi chiedevo se fosse tutto vero. Non vedevo l’ora che arrivasse l’alba. Ho trascorso la notte parlando di Atalanta con mio figlio Michael, di 11 anni». E ancora: «Avevamo già fatto una cosa meravigliosa all’andata, in Inghilterra. E abbiamo chiuso il discorso qui, davanti al nostro pubblico meraviglioso. E adesso mi dico: se il Liverpool è una delle squadre più forti del mondo e l’Atalanta l’ha battuto in questo modo... Beh, allora vuol dire che è forte anche l’Atalanta no?». 

Le parole di Percassi sul pubblico di Bergamo 

Percassi ha avuto anche parole al miele per il tifo visto al Gewiss: «Mai vista una cosa così. Uno spettacolo davvero. Tifoseria straordinaria. Emozionante. A Liverpool in duemila avevano ammutolito 60mila inglesi, qui sembravano il doppio dei 15 mila che erano. Anche dopo il loro gol. Un apporto straordinario, che percepisci già da spettatore, figuriamoci da giocatore». 

E sull'atteggiamento del Liverpool... 

«Il Liverpool ha mostrato di essere una squadra e una società di grandissimo stile. Loro, eliminati da noi, sono venuti a salutarci con una spontaneità e un calore incredibili. Klopp è venuto da me, mi ha fatto i complimenti, ha elogiato il valore dell’Atalanta. E alla fine si è tolto il suo ormai famosissimo cappellino e l’ha regalato a mio figlio di 11 anni. E lo stesso sono sicuro che avrebbero fatto, lui e tutti i suoi, anche se avessero vinto. Stile, educazione e rispetto reciproco hanno fatto di questa serata una pagina di calcio stupenda. Un modello educativo dal punto di vista del comportamento di squadre, società e tifoserie». 

«Adesso non dobbiamo tornare indietro»

«Era una prova d’esame, l’abbiamo superata. Oggi a livello internazionale siamo molto conosciuti, Ma adesso non dobbiamo tornare indietro. Anzi, da qui possiamo crescere ancora di più. Come risultati e come comportamenti. Dobbiamo rappresentare un modello educativo, nonostante siamo una provinciale. Anzi, proprio perché siamo una provinciale, cosa che rende tutto questo ancora più bello». 

Qui l'intervista completa. 

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