di Redazione 12 Ott 2024 00:24
Dopo Luca Percassi, anche Gian Piero Gasperini è stato protagonista al Festival dello Sport di Trento. Il tecnico dell'Atalanta durante la sua intervista ha toccato moltissimi temi legati alla sua esperienza a Bergamo, ai traguardi raggiunti dall'Atalanta e ai tanti giocatori con cu ha avuto a che fare a Bergamo.
"È stata un'impresa importante realizzata in Europa. Io ero convinto che avremmo messo in difficoltà il Bayer, che avevano battuto tutti i record ed erano i favoriti. Io ero fiducioso. Me lo sentivo che gli avremmo creato dei problemi".
"Il risultato non può essere solamente alzare una coppa o vincere uno scudetto. Il risultato è un'altra cosa. È quando uno cerca di superarsi ogni giorno. Tutto il resto viene fatto per creare una pressione. Ognuno ha i propri traguardi e raggiungere la propria dimensione. Essere felice se ha una promozione o se riesce a fare qualcosa di più per la propria famiglia è i figli. Altrimenti la vita avrebbe poco senso. Il risultato è diverso dal successo. Considerare gli errori una frustrazione è una cosa che ti rovina la vita. L'errore serve per migliorarti e andare avanti".
"Dopo il Genoa, quando sono arrivato all'Atalanta ero alla ricerca di una società dove poter lavorare coi giovani. Vedevo nell'Atalanta la possibilità di fare un lavoro che in Italia in quel momento non c'era. Non pensavo di raggiungere l'Europa League e fare quello che abbiamo fatto. Ero convinto che fosse un ambiente giusto per fare un lavoro che in Italia non c'era. Volevamo creare una mentalità diversa anziché giocare una partita solo difensiva. Ho avuto la fortuna di trovare una società che mi ha lasciato fare. La mia fortuna è stata la bravura del presidente che ha retto dopo un avvio difficile con 4 sconfitte su 5. Poi c'è stata una svolta è abbiamo vinto 8 gare di fila. Lì abbiamo acquisito fiducia ed è stato più facile".
"A Bergamo c’è un grande legame con la squadra della città, la mia idea è stata seguita dal club ed è piaciuta alla gente. Bergamo è una città piccola rispetto ad altre piazze della Serie A, però c'è un forte spirito di appartenenza anche perché c'è una sola squadra. I risultati, però, sono quello che hanno determinato il tutto. Ora il Gewiss è un gioiello. È frutto di 8 anni di lavoro".
"Molti giocatori mi hanno dato delle grandi gratificazioni. Io traggo qualcosa da ogni giocatore. Il Papu era un giocatore straordinario. Lui ti anticipava ed era rapido, di grande qualità e con una grande intelligenza calcistica. Purtroppo lo sport è impietoso e quando arriva il momento in cui abbassi un po' la prestazione diventa un problema. Quando la mia strada e quella del Papu si sono divise ci ho anche sofferto, è normale".
"Dopo Valencia era un giocatore che forse era candidato al Pallone d'oro, o comunque nei primissimi. Quando subentra la depressione è difficile. La cosa è andata avanti per un po'. Ogni tanto aveva dei barlumi di classe. Ha avuto dei momenti di grande difficoltà ma po' era tornato alla normalità ma non con le stesse prestazioni purtroppo".
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