di Redazione 11 Ott 2024 15:36
Luca Percassi, amministratore delegato dell'Atalanta, è stato tra i protagonisti del Festival dello Sport di Trento. In un incontro mediato da Pierluigi Pardo, insieme ad altri presidenti e Ad di Serie A (Urbano Cairo, presidente Torino, Claudio Fenucci, Ad Bologna, Claudio Lotito, presidente Lazio, Paolo Scaroni, presidente Milan, Mirwan Suwarso, consigliere delegato Como, e Giuseppe Marotta, presidente Inter) ha parlato dello stato di salute della Serie A, degli stadi e, nel caso specifico, della crescita della Dea.
"La storia dell’Atalanta di questi ultimi quindici anni è una storia che parte da mio padre, che partì da un paese nelle valli bergamasche e grazie all’Atalanta ha conosciuto mia mamma, è venuto a Bergamo, ha iniziato la sua attività imprenditoriale. La storia della nostra famiglia è profondamente legata all’Atalanta".
"Quando siamo tornati volevamo far bene, ripartire dal settore giovanile. I risultati, poi, sono stati importanti, straordinari. Non ce lo aspettavamo, assolutamente. L'Atalanta ora è vista come un modello? Quando lo dicono, ringraziamo, ma l'Atalanta ha la sua identità e alcune cose che facciamo non potrebbero essere replicate altrove".
"Tra le cose importanti su cui abbiamo deciso di lavorare fino a subito c'era lo stadio. Abbiamo imparato molto girando per l'Europa. Spesso ti trovi di fronte a città bruttissime, ma con stadi meravigliosi. In Italia è il contrario. Abbiamo città magnifiche, una cultura straordinaria, un cibo unico al mondo. Poi ci sono stadi che non rappresentano in nessun modo il valore della città. Noi lo abbiamo rifatto lasciandolo dov'è nato, senza modificare il tessuto sociale. Durante il Covid, che tutti sanno quanto ha colpito Bergamo, volevamo che la gru dello stadio fosse la prima a ripartire a Bergamo. La nostra tribuna si chiama Rinascimento, proprio per il significato che ha".
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