di Redazione 9 Dic 2024 13:46
Josip Ilicic ha rilasciato una lunga intervista ad As nella quale ha toccato diversi argomenti. Ha parlato, chiaramente, anche di Atalanta, dei suoi anni in nerazzurro e dell'attuale stato di forma della Dea, prima in Serie A. Ha anche raccontato di essere stato a un passo dal Napoli. Vediamo i passaggi più interessanti.
"L’Atalanta è una squadra che resterà sempre nel mio cuore, come il Palermo. I rosanero mi hanno dato l’opportunità di brillare nel calcio italiano, mentre a Dea mi ha permesso di fare partite grandissime, indimenticabili. Raggiungere quei livelli con un club piccolo è incredibile. Noto ancora l’affetto delle persone, mi mancano tanto e vorrei visitare di più Bergamo".
"Sono molto convinto possa vincerlo. Conosco il calcio dell'allenatore, ha costruito la squadra passo dopo passo e loro giocano meravigliosamente. Non è facile vincere l'Europa League e spero che vincano anche lo scudetto, ma se non quest'anno sarà nei prossimi due o tre. Continueranno a combattere per vincere".
"Mi ha cambiato come giocatore. Ci ho messo del tempo per abituarmi al suo modo di fare calcio, ma poi me lo sono goduto. Sentivo sempre di poter essere pericoloso. Sono orgoglioso di essere parte della crescita dell'Atalanta. Quello che siamo stati all'inizio di questo percorso non si dimentica. Lo portiamo nel cuore. Ancora mi ricordo le lacrime alle prime partite in Europa. Lavoravamo tantissimo. Gasperini ci ha fatto superare i nostri limiti, non ti lasciava un centimetro libero. Magari dopo tre o quattro partite vinte la squadra si rilassava. Lui se ne accorgeva e cacciava tutti dall'allenamento. Però era giusto così: se vuoi giocare quel calcio non puoi rilassarti".
"Con il Napoli era fatta, ma l’Atalanta decise di non vendermi, ero fondamentale per loro. Avevo accettato l’offerta e parlato con Ancelotti, mi disse due o tre parole di calcio e poi mi parlò di vita. Mi raccontó cose di Napoli e disse: ‘Dai, vieni, andremo a cenare, a bere…’. È fondamentale, perché prima di essere calciatore sei uomo. Avevo sentito anche Mertens e il direttore sportivo Giuntoli. Ero convinto, volevo andar lí a vincere lo scudetto e stavo giocando bene, fisicamente ero un animale".
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