di Redazione 6 Ago 2024 16:59
Gian Piero Gasperini è la prova che la tenacia, la dedizione e l'ambizione alla fine danno i loro frutti. Il 66enne piemontese, eletto due volte allenatore dell'anno in Serie A, ha finalmente messo le mani su un trofeo con l'Atalanta, battendo il Bayer Leverkusen 3-0 nella finale di Europa League a Dublino e regalando alla Dea la sua prima coppa europea assoluta. Gasperini ha iniziato la carriera da allenatore nelle giovanili della Juventus 30 anni fa e ora si scontra con l'uomo ai tempi allenava la prima squadra: Carlo Ancelotti, che lo attende per la Supercoppa europea a Varsavia il 14 agosto. Di seguito, le sue dichiarazioni alla Uefa in vista del match contro i Blancos.
Un racconto sulla corsa dell'Atalanta verso l'Europa League...
È stato un lungo viaggio in Europa League. Dalla prima partita a Lisbona in poi abbiamo dimostrato le nostre qualità e giocato al meglio delle nostre possibilità. È una competizione di altissimo livello e vincerla in questo modo è stato un grandissimo risultato. Eravamo sfavoriti contro il Liverpool e forse anche contro lo Sporting. Tutti pensavano che lo Sporting avrebbe vinto e alla fine l'abbiamo affrontato quattro volte [nella fase a gironi e agli ottavi di finale]. Devo dire che, in un certo senso, partire sfavoriti ha giocato a nostro favore, ha tirato fuori il meglio di noi. Forse non eravamo una delle squadre più forti, ma siamo stati molto bravi. Sicuramente siamo stati i migliori della competizione, anche per i risultati che abbiamo ottenuto: 3-0 al Marsiglia, 3-0 al Liverpool, 3-0 al Bayer Leverkusen. Ci sono state anche altre partite, come quella contro lo Sporting, dove abbiamo vinto due volte e pareggiato due volte. Ci siamo fatti giustizia e la cosa più soddisfacente è che le competizioni come questa sono molto incerte - possono dipendere da un singolo episodio - ma è lampante che abbiamo meritato di vincere.
Cosa ha significato per te e per l'Atalanta vincere il trofeo?
Significa tutto nella storia dell'Atalanta, ma anche per me perché è la prima coppa europea che vinco. Vincere, soprattutto in Europa, è una cosa che l'Atalanta non aveva mai fatto prima nella sua storia, e nemmeno molti di noi nel club. Il modo in cui lo abbiamo fatto non verrà mai dimenticato. Verso la fine della stagione eravamo in crescita: abbiamo vinto tante partite di fila, anche in Serie A. Abbiamo fatto grandi prestazioni sia in campionato che nelle coppe, raggiungendo [due] finali e arrivando in zona Champions League. Una settimana prima [del Leverkusen] abbiamo perso la finale di Coppa Italia contro la Juventus, proprio mentre giocavamo bene. Forse, proprio perché non abbiamo giocato al meglio contro la Juve abbiamo ritrovato la forza, la concentrazione e l'attenzione per affrontare il Leverkusen, una partita combattuta come molti avevano previsto. La finale di Coppa Italia è stata fondamentale in questo senso.
Quando hai capito che l'Atalanta avrebbe vinto l'Europa League?
Abbiamo cercato molto il terzo gol di [Ademola] Lookman, perché anche quando eravamo sul 2-0 sapevamo che il Bayer poteva riaprirla, come aveva fatto tante volte in stagione. Quando è arrivato il 3-0 ci siamo permessi di credere di aver fatto abbastanza. Ovviamente c’era un enorme senso di realizzazione. Abbiamo apprezzato la vittoria ancora di più perché l'Atalanta è stata una delle poche squadre italiane che hanno ha fatto bene in Europa; in un certo senso rappresentavamo l'Italia. Ma è stata anche una conquista perché ha dimostrato che un club di piccole-medie dimensioni come l'Atalanta può arrivare fino in fondo.
Il percorso dell'Atalanta dal 2016 è straordinario...
Negli ultimi sei anni siamo arrivati in Champions League quattro volte. Siamo diventati un nome importante nel panorama calcistico europeo e la situazione è molto diversa rispetto a otto anni fa. Abbiamo intrapreso questo viaggio insieme e sicuramente molti giocatori sono cambiati. La squadra è quasi irriconoscibile rispetto a prima. Abbiamo cambiato pelle almeno tre volte, ma abbiamo sempre mantenuto alto il livello di determinazione e competitività. Questo grazie al sistema che c'è qui: dallo staff tecnico ai giocatori, alla società all'atmosfera e alla città stessa. Tutti questi fattori permettono alla squadra di funzionare.
Siete pronti per la sfida contro il Real Madrid in Supercoppa?
Sarà un'occasione straordinaria per l'Atalanta, per Bergamo e per la sua storia. Giochiamo contro il club più titolato del mondo, contro la squadra che ha vinto di più. Fino a poco tempo fa, giocare una finale così sarebbe stato impensabile. C'è un grande senso di orgoglio. Inoltre, c'è la sensazione di voler essere lì, di voler fare una grande prestazione e tenere testa a un club che è storicamente la squadra più forte. È un momento davvero emozionante per tutta Bergamo e per tutti i tifosi. Forse, siamo all'apice della storia dell'Atalanta.
Cosa ne pensi di Ancelotti?
Carlo è chiaramente un'istituzione in tutto il mondo. È senza dubbio l'allenatore che ha vinto di più. Lo ha fatto con molti club diversi e sta facendo cose incredibili con il Real Madrid. Per noi, o almeno per me, sarà molto speciale giocare contro di lui, considerando che 30 anni fa io allenavo le giovanili della Juventus e lui la prima squadra. È successo tanti anni fa, ma sarà bellissimo ritrovarci in questa finale.
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