di Nicholas Reitano 4 Gen 2025 13:05
Un Natale e un inizio di 2025 speciale, quello dell’Atalanta, che si gode la vetta solitaria della classifica. E Gian Piero Gasperini, intervistato da Sportweek, ha raccontato con la solita schiettezza e passione il momento magico della sua squadra: “È inimmaginabile, bello soprattutto per la gioia della nostra gente che canta ‘Vinceremo il tricolor’. Oggi firmerei per la vittoria in Coppa Italia, il secondo posto in campionato e la semifinale di Champions? Sarebbe la miglior stagione di sempre dell’Atalanta. Siamo arrivati tre volte in finale di Coppa Italia, senza mai vincere. Abbiamo solo sfiorato il secondo posto in campionato e la semifinale di Champions. Però non firmo per niente”. La fiducia del tecnico è quindi totale, perché questa Atalanta non smette di sorprendere.
Il focus si sposta subito sul campo e sui singoli. Tra questi, De Ketelaere, uno dei giocatori più attesi: “Il prossimo step? Fare contro Inter e Real Madrid ciò che fa con l’Empoli. Lui è uno di quei giovani su cui è bello lavorare, tipo Hojlund, Lookman… Accanto a loro, i Kolasinac e i De Roon, il nucleo forte: saranno i Thiago e Palladino di domani”. L’obiettivo di Gasperini è chiaro: consolidare quella capacità di fare la differenza anche contro le grandi squadre. Ma non si tratta solo di prestazioni individuali. “Sono le sfumature che ti fanno vincere. E gli aggiustamenti continui ci rendono imprevedibili, pur mantenendo fermi i nostri principi”.
Ma Gasperini non si limita a parlare del presente. Si immerge nel passato, a partire dagli anni alla Juventus, dove ha iniziato a costruire la sua idea di calcio: “Ho conosciuto Ventrone e Bangsbo, che hanno dato una svolta secca alla preparazione atletica. Anni importanti, anche perché Moggi mi faceva viaggiare molto e vedevo tanto calcio. Mi mandava a visionare i giocatori dicendomi che ogni relazione doveva concludersi con un giudizio: da Juve o no. Andai a studiare Van Der Vaart e Heitinga, segnalai Chivu, poi Palladino a Benevento”.
Proprio Palladino, oggi sulla panchina del Monza, è uno dei suoi allievi. Come Juric, Motta, Gilardino e Bocchetti: “Quasi tutti hanno giocato insieme, nello stesso Genoa. Thiago da noi è rinato, ma tatticamente siamo molto diversi, ha sviluppato altre idee”. Un pensiero affettuoso va proprio a Thiago Motta, che sta affrontando il suo percorso alla Juventus: “A Bologna ha trovato ottime soluzioni in uscita bassa, l’ho ammirato e studiato, ma la Juve è un altro mondo. Thiago è giovane, farà altre conoscenze e maturerà: è bravo e ce la farà. Gli sono affezionato, lo inviterò a cena a casa mia a Torino”.
E poi c’è spazio per i ricordi più personali, quelli legati alla sua avventura con l’Atalanta e al rapporto con Antonio Percassi: “Il primo incontro a casa sua, la prima volta in Champions, a Reggio Emilia… Ma soprattutto la notte di Dublino, gli occhi brillavano. Era il 22 maggio, compleanno di mio padre perso nel 2012. Non credo a certe cose, ma quando hanno annunciato la data della finale ho chiesto a papà di farmela vincere”.
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