di
Gianluca Pirovano
2 Mar 2025
19:54
Undici giornate alla fine del campionato: l’Atalanta è terza, a tre punti dal primo posto. Proviamo a ripeterlo, perché il rischio è non rendersene conto. L’Atalanta, a pochi passi dalla fine della Serie A, è in piena corsa per lo scudetto. Eppure c’è un eppure e non è di quelli secondari. Non c’è entusiasmo. Non si respira allo stadio. Non lo si legge in Rete, tra siti e social. Non sembra averlo nemmeno la squadra. Com’è possibile?
Certo, il pareggio con il Venezia ha lasciato l’amaro in bocca, così come lo aveva fatto lo 0-0 con il Cagliari o l’1-1 con il Torino. La sensazione di aver sprecato occasioni importanti, di quelle che a fine stagione possono diventare rimpianti. Al netto di tutto, però, l’Atalanta è ancora lì, dove non è mai stata nella sua lunga e gloriosa storia, e il sogno, pur complesso, non è irraggiungibile. Eppure il Gewiss, una tempo fortino, è sembrato distante dei suoi giorni migliori. Non freddo, per carità, ma nemmeno la bolgia di cui Bergamo è capace e di cui la squadra avrebbe avuto bisogno. Non è un caso che in casa la vittoria manchi ormai dal 23 dicembre, nonostante un calendario, sulla carta, favorevole.
Gli “elefanti nella stanza” sono diversi. Il caso Gasperini-Lookman ha lasciato strascichi evidenti, così come aveva fatto prima ancora il mercato invernale. Le incertezze sul futuro del Gasp, poi, non sono d'aiuto. Guardando al campo, gli infortuni hanno avuto un peso e l’eliminazione in Champions League, inattesa e condita da polemiche arbitrali, ha ulteriormente alzato il livello di delusione. Ma il nodo della questione, almeno in questo caso, non è da cercare tra Zingonia e il campo, ma fuori. Negli anni la tifoseria atalantina ha saputo stringersi intorno alla squadra nei momenti più duri. Anzi, è proprio nelle fasi più complesse della storia atalantina che ha saputo esaltarsi e creare un ambiente positivo. Un’energia che oggi non sembra più esserci. E si fa fatica a capire il perché. Forse anche la gente di Bergamo si è assuefatta alle vittorie? Sarebbe un peccato, perché sognare è bello, ma è più importante ricordarsi da dove si viene.
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